“Parto da una premessa brevissima. Prima del COVID il nostro sistema fieristico era un motore fondamentale per l’immagine del territorio, per l’indotto generato sul territorio e per il valore economico attivato nel territorio. La chiusura di eventi e fiere ha avuto un impatto trasversale sull’economia milanese. E il comparto del turismo e della ricettività sono stati i più colpiti nella crisi pandemica. Il turismo della Milano Metropolitana ha vissuto nell’ultimo anno un crollo del volume di affari in media del 65%. Per tornare ai livelli pre-Covid, la strada delle imprese è molto in salita: da una parte, perché nel frattempo le imprese si sono fortemente indebolite, perdendo risorse, economiche ed umane. E dall’altra parte perché la stessa economia italiana si sta rimettendo in moto a velocità differenti. Mancano ancora, ad esempio, i turisti stranieri anche se con il green pass la potenzialità del turismo internazionale dovrebbero raddoppiare nei prossimi mesi. Turismo e cultura, dalle previsioni degli operatori, torneranno ai livelli pre-Covid solo nel 2023. Gli altri settori potrebbero arrivare già nel 2022. Va rilevato comunque un maggior ottimismo da parte degli operatori milanesi rispetto al panorama nazionale. Per quanto riguarda il tema centrale della attrattività del nostro territorio, come Camera di commercio stiamo sviluppando due linee d’azione dedicate al rilancio del turismo regionale e congressuale. E, in fase successiva, a quello internazionale, con particolare attenzione a Stati Uniti e Cina. Tornando alle imprese milanesi che sono più ottimiste per un ritorno alla situazione pre Covid già nel 2022. Per ottenere questo risultato occorre mettere in campo tre azioni:
1. una campagna vaccinale sempre più efficace; 2. l’adozione -appunto del Green Pass-; 3. e nuovi sostegni alle imprese più penalizzate dalle chiusure.
Perché non dobbiamo dimenticare mai che senza imprese non c’è ripresa e non c’è occupazione.
A livello nazionale il rilancio della nostra economia passa attraverso il PNRR che deve affrontare una duplice sfida. La prima: risolvere i nodi strutturali di lungo periodo e rilanciare un processo di crescita in affanno da almeno un ventennio.La seconda: dimostrare – mettendo a frutto, entro il 2026, oltre 220 miliardi di euro – che è giunto il tempo di una nuova e più avanzata pagina del progetto europeo. Serve uno “sforzo collettivo” di cui ha anche parlato il Governatore Visco. Per questo occorre e serve un confronto più continuo e strutturato con le parti sociali. E se il buongiorno si vede dal mattino l’evento di oggi è certamente un passaggio positivo in questa direzione”.